Insufficienza venosa cronica |
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Con questo
termine, si è soliti intendere una situazione funzionale indotta
dalla stasi venosa prolungata che, col tempo induce a livello dei
distretti interessati (solitamente le porzioni distali degli arti
inferiori) alterazioni anatomiche assai caratteristiche, consistenti
in edema, iperpigmentazione cutanea, alterazioni infiammatorie del
derma e del pannicolo adiposo, presenza di ulcere e di varici. La stasi venosa produce la comparsa di edema, dapprima molle e depressibile, in seguito duro e non facilmente regredibile a causa dell’organizzazione fibrosa del tessuto cutaneo. La pigmentazione della cute è dovuto a deposito di emosiderina, provenienti dalle minute emorragie, favorite dall’aumento della pressione venosa. Con il tempo, la patologia può produrre, a causa del rallentamento del flusso ematico e dell’edema, dei disturbi trofici della cute, per via dell’ostacolo prodotto ai normali scambi metabolici tessutali, fino alla formazione di lesioni ulcerative superficiali e profonde, gravi ed estese, con processi infettivi aggiunti. |
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Ma l’insufficienza venosa cronica a carico degli arti inferiori, di solito è rappresentata da uno stadio di evoluzione tardiva di due affezioni venose: · le varici; · la trombosi venosa profonda. La sintomatologia è varia, ma è indicata come: "Sindrome delle gambe senza riposo" Infatti, il
paziente, risente di una forte sensazione di peso, o di dolore
acuto, anche trafittivo sugli arti e soprattutto sul decorso delle
vene ectasiche (varici) che è incline a ridursi, neppur a
riposo per l’appunto o scomparire completamente in posizionamenti
studiati (quali ad esempio, l’utilizzo di tacchetti di rialzo delle
pediere dei letti, anche di 20 cm., che permettono il miglioramento,
durante il posizionamento di riposo, del ritorno venoso del sangue
al cuore con scarico periferico di flusso sanguifero e miglioramento
netto della stasi ematica) o
·
dello stato flogotico venoso;
· Lo
stato flogotico
delle vene, deve essere affrontato con massima serietà e dedizione,
scienza e coscienza
· il miglioramento del flusso emodinamico del flusso venoso deve essere affrontato mediante un protocollo farmacologico di supporto e soprattutto con macchine di presso-terapia americana, tipo Jobst o Pulsar, che utilizzano, i primi, i gambali, (ove gli arti saranno introdotti, soggetti a pressioni in mmHg variabili, ma costanti su tutto il compartimento) i secondi, le fasce (che saranno poste attorno agli arti, soggette a pressioni variabili, ma settorialmente differenti, a seconda del caso clinico e delle indicazioni, ad azione peristaltica) che, permettono un complesso, fine, preciso massaggio vascolare periferico che tenderà a rimuovere stasi venose periferiche e migliorando sempre più, pur gli scambi metabolici tessutali, ricreando ossigenazione e biostimolazione trofica dei tessuti che si rigenereranno ed ancora, mediante l’ausilio combinato del raggio laser I.R. ed HE-NE, con frequenze specifiche di applicazione ad effetto biostimolante, inoltre, mediante l’utilizzo di scleroterapia per la chiusura ( vera trombosi farmacologia mirata) di circoli collaterali in atto, peggiorativi della stasi venosa o per la trombosi di varici di piccolo e medio calibro ed ancora, adottando anche l’uso di calze elastiche di contenzione specifiche, variabili da caso a caso, per la terapia compressiva di mantenimento e non ultimo e non meno importante, , mediante un idoneo e ben equilibrato supporto dietologico;
· la cura delle lesioni ulcerative periferiche, locali, superficiali o profonde sarà tesa a protocolli di medicazioni sterili speciali, ( applicazioni di pasta di Baltimora modificata, applicazione di Debrisan microsfere, applicazione di Condress-tav. di collageno, applicazione di tintura rubra di Castellani ecc., severi presidi igienici, consigliati di volta in volta al paziente, bendaggi accurati, previo trattamento combinato con i raggi laser I.R. ed HE-NE che, applicati a "raggiera", concentrica e mediante opportuni tempi di esposizione e cicli di terapia, permetteranno, con la loro azione fortemente biostimolante i tessuti, il netto, visibile miglioramento, fino alla completa e più rapida risoluzione;
· la risoluzione degli inestetismi, (la risoluzione dello stato estetico) quali ad esempio la permanenza di telengectasie rosse o scure (capillari) a livello degli arti inferiori, saranno affrontati mediante l’utilizzo del raggio laser KTP o a Diodo, associato a scleroterapia.
Per le iperpigmentazioni, sarà utilizzato il raggio laser HE-NE o il KTP oppure il Nd-Yag, associato a combinazioni di sedute di presso-terapia americana di tipo Jobst o Pulsar. Lo screening diagnostico verterà: · sull’esame diretto del paziente; · sullo studio emodinamico del flusso ematico e dello stato venoso periferico in atto a carico della v.grande safena e della v.piccola safena, bilateralmente, mediante la velocimetria doppler; · la mappa ricognitiva venosa periferica, mediante la flebografia, anche utile per eventuale programma d’intervento operatorio o scleroterapico; · lo studio del sistema linfatico periferico (sistema deputato allo scarico venoso) mediante la linfoscintigrafia o la linfografia. · Le sedute ambulatoriali presenteranno cicli di durata variabile, con modesto impegno settimanale da parte del paziente, nei casi lievi (n.2 sedute sett., per quanto attiene telengectasie, iperpigmentazioni, cellulite, varici di piccolo e medio calibro, piccole ulcerazioni ), fino a impegni settimanali più rilevanti (3-4 sedute sett.) o addirittura giornalieri nei casi gravi (ulcerazioni torpide estese, ingravescenti, diabetiche, ecc, ).
Teleangectasie degli arti inferiori Il trattamento fu eseguito su una donna di anni 65, su sua esplicita richiesta ed in esclusivo regime ambulatoriale e solo dopo aver valutato bene l’assistita, circa le sue condizioni psico-fisiche generali, cioè avendo fatto eseguire alla stessa, degli accertamenti ematochimici e strumentali ( esami basali ed elettrocardiogramma) di supporto ed un’accurata anamnesi. Pertanto, si effettuava un procollo scleroterapico (trombosi farmacologia) con principi attivi di sicura affidabilità con varie percentuali ed in sedute bisettimanali, unitamente a presso-terapia Peristaltica Americana a gambali pneumatici “ JOBST ”:
Vediamo nella prima iconografia, il primo successo ottenuto: FOTO 1
MATERIALI E METODI: La metodica utilizzata è stata quella della scleroterapia (trombosi farmacologia) delle teleangectasie (capillari) a carico degli arti inferiori, utilizzando dei principi attivi di sicura affidabilità con varie concentrazioni in base al caso, iniettato in piccole dosi, con siringhe sterili da insulina, previa apposizione di laccio emostatico, subito a monte del trattamento, a scopo cautelativo ed inoltre, si è effettuata un’attenta e valida compressione post-scleroterapica, mediante dei batuffoli di cotone e cerotto adesivo ipoallergico, mantenuto in sede per 3-4 giorni. Ciò al fine di far permanere stabile il principio attivo, responsabile della trombosi farmacologia ed impedire, eventuali/possibili stravasi dello stesso sulla cute, che potrebbero causare, delle ustioni chimiche e quindi, inevitabili, brutte ed inutili lesioni cicatriziali. FOTO 2 Si evidenzia adesso, come lo stesso grappolo teleangectasico visto nella iconografia n.2, ancora trattato con altre scleroterapie, si sbianca sempre più, rendendo così, piuttosto efficace, tale metodologia:
FOTO 3
Nella successive iconografie (Vedi
foto n.4-5-6) si mette in rilievo l’importante atto compressivo
post-scleroterapico:
FOTO 4
FOTO 5
Come si è già precedentemente indicato, l’esecuzione di sedute di Presso-Terapia Peristaltica Americana, sugli arti inferiori con gambali pneumatici “JOBST”, posti a modeste pressioni di mmHg ( Max 70-90 mmHg ) hanno apportato un notevole miglioramento del flusso emodinamico venoso dei compartimenti trattati. Inoltre, l’azione di LASER I.R. ed He-Ne ed un protocollo terapeutico omeopatico di supporto, hanno permesso, la stabilizzazione della stessa insufficienza venosa.
Inoltre, è stato ulteriormente sconsigliato: · l’uso di contraccettivi; · l’uso di cerette a strappo; · la stazione eretta per lunghi periodi, sempre nella stessa posizione.
Invece, è stato ulteriormente consigliato: · il nuoto; · alimentazione equilibrata (dieta); · cammino in pianura per brevi tratti, senza sforzo alcuno; · decubito serale su letto con pediera rialzata (circa 10-15 cm) per scarico venoso. |
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